Essere Donna

  Home Page

punto elenco

GEA

punto elenco

LILITH

punto elenco

PROSTITUTA

SACRA

punto elenco

EVA

punto elenco

VESTALI

punto elenco

EGITTO

Hashepsut

punto elenco

CRETA

punto elenco

GRECIA

Saffo

Ipazia

punto elenco

ETRUSCHI

Tanaquil

punto elenco

ROMANI

Tutula

Fabiola

punto elenco

CRISTIANESIMO

Teodora

punto elenco

MEDIOEVO

H.von Binden

E.d'Aquitania

Chiara d'Assisi

punto elenco

RINASCIMENTO

C. Sforza

I. d'Este

Elisabetta I

punto elenco

SEICENTO

A.Gentileschi

E.L.C.Piscopia

punto elenco

SETTECENTO

L.C.Bassi

M.G.Agnesi

punto elenco

OTTOCENTO

M.S.Curie

M.Montessori

punto elenco

NOVECENTO

I.Gandhi

M.Teresa

R.L.Montalcini

l'equivoco

la violenza

Angelo o

Demone?

 

 

 

                                      

  GRECIA
La religione Greca affonda le proprie radici nella civiltà micenea da cui deriva.
Le divinità vivono una loro vita, senza interferenza diretta con la realtà dell’uomo, e sono pensate con comportamenti mutuati dalla società umana. Benché Zeus fosse il sommo dio, i greci lo consideravano più il governatore del mondo che il suo creatore. La sua supremazia era limitata dal fatto che gli altri dèi possedevano volontà e funzioni indipendenti.
Con l’eccezione di Sparta antica, le donne greche avevano una libertà molto ridotta fuori casa: potevano frequentare matrimoni, funerali, feste religiose e potevano visitare donne vicine di casa per brevi periodi di tempo. Il loro lavoro era governare la casa ed educare i bambini.
La maggior parte delle donne greche libere non eseguiva personalmente le faccende domestiche, ma le faceva eseguire agli schiavi e alle schiave. Schiavi maschi sorvegliavano la porta per assicurarsi che nessuno entrasse quando l’uomo di casa andava via, a parte vicine di casa femmine, e facevano da tutori ai giovani figli maschi. A mogli e figlie non era permesso assistere alle gare atletiche perché gli atleti gareggiavano nudi. Partecipare alle corse equestri era l’unica concessione fatta alle donne, ma solo alle padrone dei cavalli; se il loro cavallo vinceva esse ricevevano il premio.
In Grecia esistevano le mogli, che si dedicavano esclusivamente all’educazione dei figli legittimi; le concubine, che avevano rapporti sessuali stabili con l’uomo; le etere vere e proprie, che i Greci riservavano “per il piacere”.

Erano queste ultime figure un po’ diverse e definibili come le uniche donne veramente libere dell’Atene classica.

Erano affascinanti da un punto di vista sia esteriore che psicologico, dal momento che esse, di solito, viaggiavano molto ed erano molto istruite. Esisteva inoltre la prostituta, che svolgeva il suo lavoro nelle strade o nelle case di tolleranza e alla quale spettava l’ultimo “gradino” nella scala sociale.

 

Sparta e Atene
A Sparta le ragazze andavano a scuola, erano libere di muoversi e godevano di molta libertà. Non si sa se la loro scuola fosse crudele o dura come la scuola dei ragazzi, ma alle ragazze erano insegnate lotta, ginnastica e abilità di combattimento; questo sia perché era necessario che difendessero le città quando gli uomini erano lontani, sia perchè gli Spartani credevano che giovani donne forti avrebbero prodotto bambini forti. Spesso gli stessi allenamenti erano promiscui e, non di rado, le donne spartane erano vincitrici di competizioni olimpiche.

All’età di 18 anni, se una ragazza di Sparta superava le sue prove di adattamento, abilità, e coraggio le veniva assegnato un marito e le era permesso di tornare a casa; se falliva perdeva i suoi diritti di cittadina.
Le donne ateniesi, per contro, vivevano quasi in caste, isolate dalla vita sociale delle città. Uscivano raramente e sempre accompagnate, non incontravano quasi mai gli uomini e non sceglievano il marito. Vi erano tuttavia delle categorie di donne che, per il lavoro che svolgevano, avevano più libertà e spesso anche una maggiore influenza nella vita delle città.

Alcune di queste donne, ritenute prostitute sacre (ierodoulai), si vendevano nei templi e, consacrate alla divinità, devolvevano i loro guadagni al tempio che le ospitava, godendo per questo di particolari agi e privilegi, oltre ad una posizione nella scala sociale più elevata rispetto alle comuni prostitute.

Le etere vere e proprie, che i Greci riservavano per il piacere, erano figure un po’ diverse e definibili come le uniche donne veramente libere dell’Atene classica: esse potevano uscire senza proibizioni e partecipavano con gli uomini ai vari banchetti, godendo anche di una certa importanza.

 

Note
Nei libri della Repubblica, il filosofo ateniese Platone (427-347 a.C.) sosteneva che le donne potevano governare lo Stato in qualità di reggitori esattamente come gli uomini. Questa teoria è assolutamente rivoluzionaria per il tempo (e anche per i molti secoli a venire), ed è supportata dalla convinzione di Platone che le donne possiedano la stessa ragione degli uomini: devono quindi ricevere la stessa educazione ed essere sollevate dall’obbligo di accudire i figli e la casa.
 

Il filosofo greco Aristotele (384-322 circa a.C.) aveva ben altra opinione delle donne. Diceva, infatti, che alla donna mancava qualcosa: in altre parole era da considerare un “uomo incompleto”.

Nell’atto riproduttivo, ad esempio, la donna è passiva e l’uomo attivo e, a suo parere, il bambino ereditava soltanto le qualità del padre.