Essere Donna

  Home Page

punto elenco

GEA

punto elenco

LILITH

punto elenco

PROSTITUTA

SACRA

punto elenco

EVA

punto elenco

VESTALI

punto elenco

EGITTO

Hashepsut

punto elenco

CRETA

punto elenco

GRECIA

Saffo

Ipazia

punto elenco

ETRUSCHI

Tanaquil

punto elenco

ROMANI

Tutula

Fabiola

punto elenco

CRISTIANESIMO

Teodora

punto elenco

MEDIOEVO

H.von Binden

E.d'Aquitania

Chiara d'Assisi

punto elenco

RINASCIMENTO

C. Sforza

I. d'Este

Elisabetta I

punto elenco

SEICENTO

A.Gentileschi

E.L.C.Piscopia

punto elenco

SETTECENTO

L.C.Bassi

M.G.Agnesi

punto elenco

OTTOCENTO

M.S.Curie

M.Montessori

punto elenco

NOVECENTO

I.Gandhi

M.Teresa

R.L.Montalcini

l'equivoco

la violenza

Angelo o

Demone?

 

 

 

                                      

ritorna all'immagine grande   OTTOCENTO
 

L’Ottocento presenta il fitto e appassionante intreccio tra “questione femminile” e industrializzazione.

Nel secolo dell’affermazione del modello borghese dei due sessi biologicamente diversi e comple-

mentari, corrispondenti alla sfera pubblica e a quella privata, la discussione incontra nuovi stimoli. Le donne fronteggiavano una realtà spesso in contrasto con l’idea dell’angelo del focolare: entrano in fabbrica, i salari sono infimi e il lavoro operaio si aggiunge a quello domestico.

Fioriscono allora le associazioni femminili e filantropiche, si fanno strada correnti protofemministe e femministe.
L’epoca delle rivoluzioni, da quella americana del 1776 al 1848 europeo, partorì anche l’idea della cittadinanza femminile.

Tra le figure femminili del tempo, che si elevano per contrasto, emerge George Sand, scrittrice francese, che rappresenta la classica donna emancipata considerata nel suo tempo trasgressiva (vestiva da maschio e celebri erano i suoi amori, fra i quali Chopin), oppure Anita Garibaldi, che conobbe Giuseppe Garibaldi nel 1839 lo sposò nel 1842, diventando l’emblema della donna che abbandona tutto per seguire l’eroe.
In generale, nell’Ottocento, la donna diventa più autonoma: lavora in casa, lavora in fabbrica e partecipa alle varie rivoluzioni. Con l’impiego di operaia viene catapultata fuori dal suo piccolo mondo domestico, ma l’ingresso in società fu brutale e la diffusione del lavoro femminile -nonché minorile- avviene per pagare a basso prezzo la manodopera (essa costava la metà del denaro riconosciuto a un uomo per la stessa fatica). A ciò va aggiunto come queste unità lavoratrici avessero un comportamento
più docile di quello maschile, quindi riuscissero ad adattarsi più facilmente alle regole della fabbrica. In questo periodo le donne lavorano nelle filande ma anche nei campi poiché, con il trionfo del latifondo e la morte della piccola proprietà, molte contadine
vennero assunte dai proprietari terrieri per lavori stagionali: dalla raccolta delle olive al sud al lavoro nelle risaie al nord.

Per tutte, gli orari erano massacranti e si aggiravano sulle 12 ore al giorno compreso il sabato.
Anche nel XIX secolo le donne partorivano in casa, poiché solo le più ricche avevano la possibilità di ricevere l’assistenza del medico e la mortalità infantile era molto elevata a causa delle fatiche e degli stenti che pativano le madri.

Nel contempo, le stesse donne della piccola borghesia cominciarono a lavorare nelle scuole o nelle aziende: accadde dunque che l’universo femminile incominciò ad avere un ruolo attivo nell’economia del paese perché non solo si occupavano delle attività domestiche e della famiglia, ma erano anche impegnate nel lavoro dei campi, nelle industrie e nel lavoro a domicilio.
Crescendo coralmente la consapevolezza di ciò, le donne incominciarono a battersi per ottenere miglioramenti economici (pur sempre inferiore a quella degli uomini), ma soprattutto s’impegnarono per ottenere una legge che tutelasse il lavoro femminile.
Cominciò così, con l’integrazione della donna nel sistema produttivo capitalista, il lungo e faticoso cammino del popolo femminile per la propria emancipazione ed è proprio nel corso dell’Ottocento che le idee sull’educazione e sui diritti civili viene continuata da Helen Taylor, che sarà fra le iniziatrici del movimento per la conquista del voto alle donne in Inghilterra.